Mentre infuria il conflitto in Medio Oriente, prove di mediazione arrivano da Mosca. Una delegazione di Hamas fa sapere di aver avuto consultazioni politiche con il Ministero degli Esteri russo su come raggiungere un cessate il fuoco e mettere fine all'aggressione contro i palestinesi. L'inviato speciale Bogdanov durante il colloquio con Abu-Marzouk, dirigente di Hamas, ha chiesto il rapido rilascio dei civili in ostaggio compresi i tre cittadini russi, Bogdanov ha inoltre denunciato la situazione umanitaria catastrofica nella Striscia di Gaza. Intanto a dispetto della linea granitica assunta dal Premier israeliano, si fa sentire una voce interna dissonante, quella dell'ex capo di stato maggiore dell'esercito e membro del Gabinetto di guerra Gadi Eisenkot, non certo quindi una colomba nel panorama politico, Eisenkot critica in tv la linea Netanyahu e dice: "Gli ostaggi torneranno vivi in breve tempo solo se ci sarà un accordo sul cessate il fuoco, chi parla di sconfitta assoluta di Hamas non dice la verità." Sul campo la situazione a Gaza è sempre più pesante, in tutto sono oltre 24.700 i morti e più di 62.000 i feriti. Sotto attacco israeliano il sud della Striscia. Il vice capo della propaganda della Jihad islamica è stato ucciso in un raid aereo, i bombardamenti notturni nella zona Abasan di Khan Younis hanno fatto una decina di vittime. Secondo Al Jazeera carri armati e veicoli dell'esercito israeliano sono arrivati vicino all'ospedale Nasser e a quello da campo giordano, la situazione sanitaria è allo stremo, mancano antibiotici, ossigeno, e si opera senza anestesia. La Mezzaluna Rossa Palestinese accusa l'esercito israeliano di aver sparato contro gli sfollati rifugiati nella sede centrale dell'associazione e nell'ospedale Al-Amal di Khan Younis. Intanto continua il blackout delle comunicazioni iniziato il 12 gennaio che rende ancora più isolata la Striscia e ostacola le consegne di aiuti e gli sforzi di salvataggio.