Israele è determinato a far rispettare gli accordi di cessate il fuoco a Gaza in Libano, con il pugno di ferro. Lo assicura Benjamin Netanyahu in un discorso alla Knesset, il Parlamento israeliano, nel giorno che segna un mese di tregua nella Striscia. Il Primo Ministro israeliano mastica nella sua retorica militare parole dure tutt'altro che vicine alla parola pace. La guerra, dice il leader di Likud, non è finita, i nemici si stanno riarmando. I nemici storici dello stato ebraico sono Hamas, Hezbollah ed Israele, nelle parole di Netanyahu ha tutto il diritto di colpirli, come già sta facendo a Gaza e in Libano per difendersi. Nel frattempo l'amministrazione americana di Donald Trump preme per passare alla seconda fase dell'accordo di pace a Gaza, focus dell'incontro a Gerusalemme tra il premier israeliano e l'inviato statunitense Jared Kushner. Una fase che inizierà solo dopo che Hamas avrà consegnato ad Israele gli ultimi quattro corpi di ostaggi ancora nelle mani del gruppo terroristico e che sarà la più complicata con l'istituzione di una forza internazionale di stabilizzazione per monitorare la tregua. Il disarmo di Hamas e la garanzia che il gruppo non avrà mai più alcun ruolo nel futuro della Striscia. Intanto il Capo di Stato Maggiore dell'esercito israeliano, il generale Eyal Zamir, si è espresso a favore di una commissione d'inchiesta esterna sul 7 ottobre, dopo le indagini delle EDF sui fallimenti commessi prima e dopo il sabato nero di due anni fa, che hanno mostrato errori di sottovalutazione della minaccia. .























