Ancora una volta scavalcati dagli eventi, i leader europei fanno appelli alla de-escalation, invocano il diritto internazionale, chiedono all'Iran di iniziare veri negoziati e rinunciare una volta per tutte alla bomba atomica. Nessuno degli alleati occidentali di Washington condanna però la scelta di Trump di bombardare i siti nucleari iraniani. Tutti sottolineano come una repubblica islamica, dotata di arma nucleare sia un pericolo da scongiurare in ogni modo. Nel complesso però l'Europa e i suoi principali paesi danno la chiara sensazione di non avere al momento nessuna possibilità di incidere realmente su ciò che accade. Possono d'altra parte pagarne le conseguenze se con la chiusura dello stretto di Ormuz, l'Iran dovesse bloccare il commercio di petrolio, se con gli attacchi degli Houthi alle navi in ingresso nel Mar Rosso, si dovesse mettere in pericolo il traffico internazionale di merci. Se la Repubblica Islamica dovesse decidere di rispondere anche con cosiddetti attacchi asimmetrici, cioè terroristici in occidente. Nelle ore successive all'attacco americano si sono moltiplicate le telefonate tra leader europei e tra questi e i leader dei paesi arabi. I due capi delle istituzioni dell'Unione Europea, Von der Leyen, Costa hanno fatto appello affinché si risolva il problema per via diplomatica e si rispetti la legge internazionale. Qualsiasi cosa questa voglia dire. Più nette, anche se non durissime, le reazioni della Cina e della Russia, tradizionali alleati dell'Iran. Pechino ha condannato l'azione americana che viola il diritto internazionale e ha invitato tutti a cessare il fuoco. Il ministero degli Esteri russo ha sottolineato come la scelta di Trump, metta in pericolo la non proliferazione nucleare e l'ordine mondiale, piegando il diritto di autodifesa alla valutazione singola di ogni Stato. Stessa critica rivolta a Mosca per la sua invasione dell'Ucraina. .