No, non ancora, chissà. L'atteggiamento dell'Iran è attendista. Per ora non attaccherà Israele, come promesso, aspetterà invece che la nuova amministrazione americana prenda posto. Insomma, i canali di comunicazione sono aperti, almeno fino a una settimana dall'insediamento di Donald Trump. La notizia, diffusa da Sky News, proviene da alti funzionari iraniani, ed è una sostanziale apertura di credito a the Donald. Per ora le dichiarazioni del nuovo presidente non sembrano però esattamente in linea con le speranze iraniana. Tanto più che il futuro ambasciatore americano in Israele, Mike Huckabee, ha detto che è possibile che l'amministrazione Trump appoggi il governo israeliano nel piano di annettere gli insediamenti in Cisgiordania. Non c'è mai stato un presidente americano che sia stato più utile nel garantire una comprensione della sovranità di Israele, ha detto Huckabee. Dunque, con i giorni contati, l'amministrazione uscente sta giocando tutte le sue carte per arrivare almeno a una tregua. Il Segretario di Stato Antony Blinken, guardando alla terrificante situazione umanitaria a Gaza, ha ribadito a Israele che è tempo di pause umanitari prolungate, anche se il sostegno americano allo stato ebraico non è mai stato messo in discussione. Intanto a scioccare ulteriormente le famiglie israeliane è giunto il terzo video, diffuso dal Jihad islamico, di un ostaggio nelle loro mani dal 7 ottobre del 2023. Si tratta di Sasha Trufanov, ingegnere rapito insieme alla fidanzata, Sapir Cohen, alla madre, Lena Trufanova e la nonna, Irena Tati. Le donne sono state tutte rilasciate in tempi diversi, mentre Sasha, secondo quanto trapelato, sarebbe il primo degli ostaggi a essere liberato in un eventuale accordo. La guerra, però, prosegue. In Libano i raid di Israele insistono nel sud del Paese e nella parte meridionale della capitale, Beirut, considerate roccheforti di Hezbollah. Secondo l'IDF molti dirigenti del partito di Dio, sono stati eliminati nell'ultima settimana.