Poche persone a Washington ne erano a conoscenza perché l'operazione Martello di mezzanotte, oltre che sorprendente, è stata un azzardo voluto dal presidente americano Donald Trump con sette cacciabombardieri B2 che nella notte del 22/06 hanno sganciato 14 bombe bunkerbuster, le più potenti al mondo, e colpito tre siti nucleari dell'Iran Fordo, Natza e Isfahan. Mentre gli Stati Uniti parlano di grande successo, immagini satellitari dimostrerebbero che i siti di arricchimento e di stoccaggio dell'uranio sono stati danneggiati, ma non del tutto smantellati, come conferma anche il direttore generale dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica Rafael Grossi. Un attacco altamente condannato dal Presidente iraniano Massoud Pezeshkian che per il Ministro Esteri iraniano Abbas Aragchi mina ogni possibilità di apertura diplomatica, perché così Washington ha varcato la linea rossa e soprattutto tradito il dialogo negoziale. E poi rimane l'incognita su cosa l'Iran possa fare rispetto al trattato di non proliferazione, ribadisce Aragchi, che nelle prossime ore incontrerà il Presidente russo Vladimir Putin a Mosca. Quello che sembra essere certo per ora è che quanto accaduto per il regime iraniano potrebbe avere conseguenze eterne, come ritorsione Teheran. starebbe pensando alla chiusura dello stretto di Ormuz, tratto di mare che separa la penisola arabica dall'Iran all'imbocco del Golfo Persico, che rappresenta una rotta strategica per il trasporto del 30% del petrolio e del 20% del gas mondiale. Oppure, come riferiscono i Pasdaran, il regime dell'ayatollah potrebbe ridurre in cenere le basi militari statunitensi nella regione. .