Ci stanno provando in tutti i modi, con proteste e slogan ben chiari: riportateli a casa ora. I familiari degli ostaggi israeliani, che manifestano da settimane, hanno fatto irruzione all'interno della Knesset, il Parlamento israeliano di Gerusalemme, per chiedere al Governo interventi urgenti per la liberazione dei loro cari e per garantirne il ritorno a casa prima che sia troppo tardi. Il Premier israeliano, Benjamin Netanyahu, ha provato a rassicurarli. Sul tavolo sembrerebbe esserci una proposta ma i dettagli non sono ancora chiari. Quello che è certo, per ora, è che il leader del Likud si oppone a qualsiasi soluzione che comporti la creazione di uno stato palestinese, agli occhi di Bibi, una minaccia per la sicurezza dello stato ebraico. Una posizione che crea fatture anche all'interno della stessa leadership politica, con il partito laburista che presenta alla Knesset una mozione di sfiducia che passa al parlamento ma non con la maggioranza necessaria per rovesciare il Governo. Intanto l'esercito israeliano intensifica le operazioni militari nel Sud della striscia di Gaza, isolato quasi completamente il centro della città di Khan Yunis con l'ADF che circonda con carri armati l'edificio centrale della Mezzaluna Rossa palestinese, di fatto, paralizzando tutte le attività, incluse quelle delle unità di ambulanze. Tiratori scelti si appostano sui tetti degli edifici vicini dove migliaia di sfollati restano intrappolati. Qualsiasi direzione sarebbe fatale. L'operazione a Khan Yunis, fa sapere l'esercito, durerà altri giorni con l'obiettivo di colpire i centri di Hamas, eppure almeno 50 persone hanno perso la vita in un raid israeliano che ha colpito un edificio residenziale vicino all'ospedale Nasser della città meridionale. Le truppe stanno avanzando anche verso l'area di Moassi, in prossimità del mare, dove si trovano centinaia di migliaia di sfollati.