Dopo giorni di incertezza diplomatica, Hamas ha confermato che tre ostaggi israeliani verranno liberati a cambio di 369 prigionieri palestinesi, una trentina di loro con condanne all'ergastolo. I tre israeliani hanno anche doppie cittadinanze: russa, americana ed argentina. Tutti residenti nel kibbutz israeliano di Nir Oz. Nei giorni antecedenti a questo annuncio, Hamas aveva minacciato di interrompere l'accordo se Israele non avesse fatto entrare, dentro la Striscia di Gaza, materiali specifici quali bulldozer e prefabbricati per alloggiare gli sfollati. Secondo le rassicurazioni dei Paesi mediatori arabi, dovrebbero riuscire, questi materiali, ad essere consegnati nell'enclave palestinese a breve. Ma nelle ore passate il Presidente americano Trump aveva reagito con forza all'ultimatum di Hamas, chiedendo la liberazione di tutti gli ostaggi già sabato, o il ritorno alle armi. In Israele si è invece ascoltato un linguaggio estremamente vago dal governo di Benjamin Netanyahu, che ha parlato di aver ricevuto la lista dei tre nomi, ma senza confermare o smentire se questa liberazione parziale come da accordi, sarà sufficiente a mantenere la fragile tregua, o se le dichiarazioni incendiarie di Trump stanno influenzando le decisioni in merito del governo israeliano, che ancora non ha permesso l'inizio dei colloqui diplomatici in merito ala seconda fase del cessate il fuoco. Colloqui che sarebbero dovuti iniziare nei giorni scorsi. L'ufficio del primo ministro israeliano ha dichiarato che Israele sta lavorando in pieno coordinamento con gli Stati Uniti per garantire il rilascio del maggior numero possibile di ostaggi vivi, il più rapidamente possibile. E aggiunge: dopodiché tutte le opzioni saranno sul tavolo. Fonti interne in Israele parlano di una crisi rimandata solo alla prossima settimana. .