La potenziale tregua all'interno della Striscia di Gaza sembrerebbe vacillare, perché un alto funzionario politico israeliano avrebbe riferito ai media locali, che Israele sarebbe incline a rifiutare l'ultima proposta di accordo avanzata dal gruppo palestinese Hamas, ovvero la liberazione in un unico scambio di tutti gli ostaggi israeliani, 59 rapiti, di cui si stima solo 24 siano ancora in vita, in cambio di una tregua di cinque anni. Un periodo di tempo che secondo le autorità dello Stato ebraico, potrebbe servire ai miliziani del movimento islamista palestinese per riorganizzarsi, riarmarsi e dunque rappresentare nuovamente una minaccia per la sicurezza di Israele. Non solo, Hamas sembrerebbe non cedere sul tema del disarmo, punto fondamentale invece per il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu per siglare un'intesa con il gruppo armato che controlla la striscia dal 2007. Insomma, al momento ancora un nulla di fatto, uno stallo che irrita le famiglie degli ostaggi israeliani che chiedono un incontro con il leader del Likud per discutere dei negoziati. Ma mentre la diplomazia arranca, a Gaza non si placano gli attacchi dell'aviazione israeliana e nello Yemen, raid statunitensi causano la morte di almeno 68 persone, dopo aver colpito un centro di detenzione per migranti africani a Sada una città nel nord-ovest del paese, roccaforte degli Houthi, i ribelli, yemeniti filo iraniani, che da metà novembre 2023, continuano a colpire le navi commerciali affiliate ad Israele che transitano nel Mar Rosso, nel tentativo di fare pressione sullo stato ebraico affinché fermi la guerra a Gaza. .