I più preoccupati sono gli stessi israeliani. Hamas ha infatti chiamato alla solidarietà l'intero mondo islamico nel primo venerdì di preghiera dopo gli attacchi terroristici di sabato scorso e così le autorità di Gerusalemme hanno blindato la spianata delle moschee facendo appello agli israeliani all'estero ad evitare manifestazioni per l'elevato rischio di essere considerati facili bersagli. Ma intanto nei paesi islamici la protesta sembra iniziare a compattarsi e sono numerosi gli analisti che considerano questa la prima giornata di una spirale di contestazioni potenzialmente esplosiva. Il venerdì della rabbia porta comunque già in dote violenza e vittime in Afghanistan un'esplosione ha devastato una moschea della minoranza sciita nel Nord del Paese, facendo strage. Attentato che talebani dopo aver organizzato diverse proteste filo palestinesi nel Paese addossano all'Isis che potrebbe aver così rimarcato la propria indipendenza da Hamas. Da Ramallah ad Amman a Bagdad, da Beirut a Islamabad, da Kabul a Teheran le manifestazioni pro Gaza hanno però portato in piazza decine di migliaia di persone. Al termine della preghiera del venerdì più di diecimila si sono radunate nel centro di Amman scontrandosi con le forze della sicurezza giordana al confine con i territori palestinesi dove si era concentrata un'altra protesta contro Israele. A Baghdad decine di migliaia di manifestanti si sono radunati in piazza Tahrir per contestare la rappresaglia di Israele per l'attacco subito da Hamas. Diverse migliaia di musulmani pakistan hanno intanto protestato nel Paese dove sono state bruciate le bandiere degli Stati Uniti ed Israele. A Teheran i manifestanti esibivano anche le bandiere di Hezbollah con il Libano che viene considerato come il prossimo fronte in caso di escalation.