A tre mesi di distanza dalle operazioni militari all'interno della Striscia di Gaza Israele, per mano del ministro della difesa Yoav Galant, ha presentato un piano per il futuro di Gaza: la gestione politica ai palestinesi ma non ad Hamas e quella della sicurezza ad Israele, nessuna presenza civile israeliana nella Striscia una volta raggiunti gli obiettivi di guerra, così da lasciare spazio ai palestinesi a condizione che non ci sia ostilità nei confronti dello Stato ebraico. Un piano che però non ha colto il parere favorevole di tutti i politici dividendo la leadership di Tel Aviv. Per I ministri delle finanze e della sicurezza israeliani Bezalel Smotrich e Itamar Ben-Gvir, esponenti dell'ultradestra nazionalista, niente palestinesi in una futura Gaza, ma solo nuovi insediamenti di coloni ebrei. Un affronto che arriva in un momento in cui il conflitto rischia di allargarsi, il presidente iraniano Ebrahim Raisi assicura che l'operazione diluvio al Aqsa, lanciata da Hamas il 7 ottobre, porterà alla fine di Israele e minaccia vendetta per il doppio attentato che ha scosso Kerman il 3 gennaio rivendicato dall'Isis, ma agli occhi degli Ayatollah un attacco da parte di USA e di Israele, parole, quelle che arrivano dal regime di Teheran, che si sommano alle minacce di Hassan Nasrallah, il leader di Hezbollah nel suo quarto discorso alla nazione dall'inizio del conflitto, avverte che il movimento sciita libanese alleato dell'Iran non rimarrà in silenzio dopo l'uccisione di Saleh al-Arouri, il numero due dell'ufficio politico di Hamas, avvenuta il 2 gennaio a Dahieh periferia a sud di Beirut. Insomma il terreno di battaglia è pronto e gli uomini armati di Hezbolah risponderanno al nemico. Intanto gli sforzi della diplomazia internazionale vanno avanti, il segretario di stato americano Antony Blinken torna in Medio Oriente per la quarta volta dal sabato nero, per intensificare gli sforzi per evitare un'escalation regionale, prima tappa la Turchia, dove dove incontrerà non solo il ministro degli Esteri Hakan Fidan, ma anche il presidente Recep Tayyip Erdogan, ma il capo della diplomazia statunitense sarà impegnato in un tour che lo porterà anche in altri Paesi, lunedì probabilmente volerà in Israele per discutere non solo del necessario incremento di aiuti umanitari e delle fasi successive delle operazioni militari all'interno della Striscia di Gaza, ma anche degli ostaggi israeliani e soprattutto per impedire che il conflitto diventi una guerra regionale. In Qatar i parenti di sei ostaggi, ancora nelle mani di Hamas, chiedono a gran voce la mediazione di Doha per il rilascio dei loro cari.