La minaccia del presidente americano Joe Biden di un possibile stop ad alcune forniture di armi a Israele se il governo di Benjamin Netanyahu procedesse con una paventata operazione militare nel Sud della Striscia di Gaza ha già innescato conseguenze tra retoriche e preoccupazioni politiche e militari. I vertici della Difesa israeliana sarebbero facendo pressioni sul Governo per non andare allo scontro con gli Stati Uniti, rivelano fonti di stampa locali, temendo soprattutto che un ritardo nelle forniture possa compromettere la risposta dell'esercito non soltanto sul fronte di Gaza ma anche su quello aperto contro le milizie sciite libanesi di Hezbollah al Nord, dove sono suonate le sirene anche nelle scorse ore e continuano gli scontri al confine. Il premier Netanyahu ha repostato in queste ore sui social un estratto del suo discorso di pochi giorni fa in occasione del giorno della memoria dell'olocausto. Se Israele deve resistere da solo, resisterà da solo, ha scritto. Sul campo si continua a combattere, nel centro della Striscia di Gaza, mentre al Sud una vera e propria operazione nella cittadina di Rafah non è ancora iniziata. L'esercito israeliano è entrato, però, con i suoi tank nei giorni scorsi e controlla ora il valico di confine con l'Egitto, che rimane chiuso anche agli aiuti umanitari. Una mossa mirata a indebolire gli sforzi di mediazione, ha fatto sapere Hamas che ha ritirato dal Cairo, luogo delle mediazioni, la sua delegazione, ribadendo la sua accettazione di una bozza di accordo modificata dai mediatori arabi rispetto a quella originale, e soltanto in un secondo momento presentata a Israele che non ha ancora dato una risposta ufficiale su quel documento. Mentre la diplomazia sembra in stallo, la comunità internazionale teme che una chiusura del valico di Rafah prolungata possa peggiorare la già drammatica situazione umanitaria nel sud della Striscia di Gaza, dove vivono, tra residenti e sfollati, oltre un milione di palestinesi. Nel giro di poche ore, mette in guardia l'ONU, l'area potrebbe rimanere a corto di carburante, lo stesso che rifornisce i generatori elettrici che servono anche agli ospedali.























