Seppur a fatica i negoziati per cercare di siglare un accordo tra Israele ed Hamas vanno avanti. Seduti al tavolo delle trattative a Doha i funzionari americani insieme ai mediatori di Egitto e Qatar premono la delegazione israeliana e i rappresentanti del movimento islamista palestinese per portare avanti un potenziale cessate il fuoco temporaneo all'interno della striscia di Gaza con conseguente rilascio degli ostaggi israeliani in cambio della liberazione di un numero ancora non definito di detenuti palestinesi. Il premier israeliano Benjamin Netanyahu, in un'intervista rilasciata all'emittente televisiva americana CBS News, sottolinea la volontà dello stato ebraico di raggiungere un'intesa che però potrebbe arrivare solamente se Hamas rinunciasse ad alcune delle sue richieste, definite deliranti dal leader del Likud, dichiarazioni che dimostrano che a Netanyahu non interessa raggiungere un accordo ma solo continuare il bagno di sangue dei palestinesi, avverte Samia Busuri, funzionario dell'organizzazione terroristica. Nel caso in cui l'accordo non fosse raggiunto Israele sarebbe pronta ad iniziare una nuova operazione militare a Rafah nella parte più a sud dell'enclave palestinese entro l'inizio del Ramadan ovvero entro il 10 marzo. Un'operazione che preoccupa la comunità internazionale, in primis l'amministrazione americana di Joe Biden con il consigliere per la sicurezza nazionale della Casa Bianca Jake Sullivan che esorta Netanyahu a mettere in sicurezza la popolazione civile palestinese che si trova nella zona, circa un milione e mezzo di persone stipate in 60 km quadrati prima di procedere con l'offensiva via terra, un'offensiva volta ad eliminare gli ultimi battaglioni di Hamas a Gaza, la chiave, secondo il premier israeliano, per la vittoria totale che potrebbe essere raggiunta nel giro di poche settimane.
