Le armi hanno taciuto alle 11:15, ora locale, del 19 gennaio. Primo giorno di tregua tra Israele ed Hamas all’interno della Striscia di Gaza. Un giorno da festeggiare per la popolazione palestinese che esulta di gioia offrendo dolcetti per le strade dell’enclave. Strade costeggiate da palazzi distrutti e cumuli di macerie, dove c’è anche chi, tra gli sfollati, si affretta a tornare a piedi, o con mezzi di fortuna, verso quello che è rimasto delle proprie case. Lo fanno soprattutto nel Sud della Striscia, a Rafah, dove le forze dell’esercito israeliano hanno indietreggiato per spostarsi lungo il Corridoio Filadelfia, una lingua di sabbia lunga 14 chilometri che separa l’enclave dal Sinai egiziano, mentre i primi camion di aiuti umanitari e le prime autocisterne sono entrate a Gaza proprio dal valico di Rafah, chiuso dallo scorso maggio. Anche da Karem Shalom, il valico controllato dagli israeliani in un punto in cui si intersecano i confini tra Gaza, Israele ed Egitto, sono entrati centinaia di TIR con cibo, vestiti, forniture mediche, tende, prodotti per l’igiene e altri articoli di prima necessità. Intanto, tra la felicità di questa giornata storica, c’è l’attesa di molti di poter tornare nelle loro abitazioni al nord, zona, per il momento, ancora off-limits.