È "ragionevole stimare che Israele potrebbe avere usato nelle operazioni militari a Gaza le armi inviate dagli Stati Uniti in modo incompatibile con il diritto umanitario internazionale, ma le prove non sono definitive per questo non ha bloccato l'invio di forniture militari come minacciato a inizio settimana dal Presidente Joe Biden". È quanto scritto in un rapporto del dipartimento di stato americano: un rapporto fortemente critico nei confronti di Israele che rischia un danno reputazionale avvertono gli Stati Uniti, se prenderà d'assalto Rafah. Danno che supererà di gran lunga qualsiasi possibile guadagno militare. Conclusioni che segnano un altro momento non facile nei rapporti tra Israele e Stati Uniti, al termine di una settimana in cui la Casa Bianca ha minacciato il limitare i trasferimenti di armi se Israele avesse portato avanti una grande offensiva a Rafah, dove sono migliaia i rifugiati palestinesi. Un rapporto che ha suscitato polemiche politiche e critiche da parte delle organizzazioni umanitarie per i diritti umani che denunciano la mancanza di forniture e cibo nella Striscia di Gaza. A chiedere ad Israele di non attaccare Rafah è anche il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres che ha ribadito come si rischi un epico disastro umanitario, mentre la Francia ha esortato a cessare le sue operazioni senza indugio. Parole che non toccano le intenzioni del premier israeliano Benjamin Netanyahu che ha più volte ribadito la sua intenzione di inviare le truppe di terra a Rafah alla ricerca di rimanenti combattenti di Hamas. Se dobbiamo restare soli faremo da soli, ha chiarito. Ma il ricercato numero uno, il capo di Hamas a Gaza, Yahya Sinwar, non si nasconderebbe a Rafah dove nei quartieri orientali della città è in corso l'operazione dell'IDF e dove è stato ampliato l'ordine di evacuazione da parte di Israele. Secondo fonti israeliane, sarebbe nascosto nei tunnel dell'area di Khan Younis. Intanto, a Doha, la diplomazia è al lavoro per riprendere i colloqui indiretti e tentare di raggiungere una tregua ed un accordo sugli ostaggi, negoziati ancora in stallo.























