Otto anni dopo il motivo della loro sparizione resta ancora sconosciuto e i loro corpi non sono mai stati trovati, ma nella storia dei 43 studenti messicani, scomparsi nel nulla nel 2014, qualcosa si è mosso. In carcere sono finite 83 persone, arresti pesanti poliziotti, responsabili dell'Esercito, autorità locali e federali ed esponenti del cartello criminale Guerreros Unidos. E anche Jesus Murillo Karam, ex procuratore generale, l'uomo che avrebbe dovuto indagare sul destino dei 43 desaparecidos e che invece, secondo l'accusa, avrebbe coperto le responsabilità, alterato fatti e prove, nascosto la verità. Tutti gli arrestati sono accusati di collusione con il crimine organizzato, sequestro di persona, tortura, omicidio, ostruzione alla giustizia. La notte fra il 26 e 27 settembre 2014, 43 studenti della scuola per insegnanti rurali di Ayotzinapa scomparvero, mentre a bordo di un bus andavano a Città del Messico per partecipare a una manifestazione. La verità è emersa dalle indagini dell'apposita commissione voluta dall'attuale presidente messicano López Obrador e guidata dal Sottosegretario agli Interni Alejandro Encinas, racconta del loro arresto da parte di poliziotti corrotti e della consegna ai Guerreros Unidos che per motivi ancora oscuri li avrebbero uccisi e fatto sparire i cadaveri bruciati in una discarica, solo i resti di tre dei ragazzi sono stati finora identificati. Un crimine di stato lo ha definito Encinas, un crimine che non ha sopravvissuti.























