Ininterrotto nel cimitero di Borisovskoye è l'omaggio di tanti che hanno voluto portare un fiore rosso, un saluto ad Alexei Navalny, il principale il più noto dissidente russo, morto in un remoto carcere dell'artico. Hanno atteso per ore di poter entrare e solo dopo la cerimonia, la sepoltura, sono stati aperti i cancelli. In mattinata migliaia di persone due, forse tre mila, si erano radunate nel quartiere periferico di Marino, lontano dal centro di Mosca, per restare lì al gelo fuori ad una chiesa a testimoniare la loro presenza, il loro pensiero, il coraggio. Hanno applaudito a più riprese, lanciando fiori sul feretro, scandito il nome di Navalny. Un raduno spontaneo che ha assunto i contorni della protesta politica. Slogan per una Russia libera e per una Russia senza Putin. E slogan ostili verso il presidente si sono alzati a più riprese dalla folla. Nulla li ha fermati né lo schieramento imponente di Polizia negli strali del Cremlino, che aveva minacciato che tutte le manifestazioni non autorizzate sarebbero state punite. Consapevoli delle conseguenze, la loro è una sfida al regime senza paura, come lui diceva. E così com'era prevedibile, non sono mancati gli arresti: una ONG ha fatto sapere che decine di persone sono state fermate non solo nella capitale, ma anche in altre città della Russia, eppure quanto visto oggi a Mosca dimostra che il coraggio dell'uomo che sfidato Putin probabilmente non è morto con lui.