"Zostajemi", "Io resto". 100.000 persone a Varsavia, quasi il doppio in tutta la Polonia, sono scese in piazza per urlare la loro volontà di rimanere nell'Unione Europea. È stata questa la reazione dell'opposizione polacca alla sentenza della Corte Suprema, che ha stabilito che la legge della Polonia ha la priorità su quella europea, nel caso vadano in conflitto. Non è solo una questione legale, è un importante precedente politico che secondo molti avvicina la Polonia all'uscio dell'Europa. Così in piazza sono scese personalità come Lech Walesa che ha parlato davanti alla folla a Danzica e l'ex capo del consiglio europeo Donald Tusk, ora capo dell'opposizione polacca. La sua accusa al Governo e in particolare al partito di destra nazionalista che tiene in mano il potere, Diritto e Giustizia, è di voler traghettare il Paese fuori dalle istituzioni europee per poter realizzare un regime sempre più illiberale ed autoritario. La risposta in massa della piazza però non va sottovalutata dal Governo di Varsavia se è vero, che come dicono i sondaggi, più del 80% della popolazione è contraria ad uscire dall'Unione Europea. La preoccupazione a Bruxelles d'altra parte, non è solo l'atteggiamento delle Istituzioni e del Governo polacchi, ma l'esempio che questi possono dare ad altri membri riottosi dell'Unione. L'Ungheria di Orban già si è schierata a favore di Varsavia e così la maggior parte dei partiti di destra in Francia, in Italia e in Spagna, uniti da una comune politica contraria al rafforzamento dell'integrazione europea.