Cadono le prime teste a Minneapolis, dopo l'uccisione del 20enne afroamericano Daunte Wright. Si è infatti dimesso, anche il capo della Polizia del Dipartimento di Brooklyn Center, quello a cui apparteneva la poliziotta che ha sparato. Lei, una veterana, con oltre 26 anni di servizio alle spalle, invece ha lasciato subito dopo la tragedia, senza neanche aspettare la conclusione delle indagini. Neanche la famiglia del giovane ucciso, del resto, crede lontanamente alla versione della polizia, un tragico errore, quello che negli attimi concitati dell'arresto, mentre il giovane si liberava dalla presa degli agenti, ha portato a confondere una pistola d'ordinanza, con il teaser. Un solo colpo quello fatale, invece, è stato esploso. Per il medico legale, che ha svolto l'autopsia, non ci sono dubbi: si è trattato di omicidio, intenzionale o colposo, saranno gli investigatori e i giudici a stabilirlo. L'ennesimo caso, l'ennesimo episodio che divide sull'uso brutale della forza, mentre a poca distanza, l'America continua ad assistere a uno dei processi più importanti, sul fronte dei diritti civili, quello per la morte di George Floyd, ad opera della cieca violenza, di un altro ex agente di polizia.