I colloqui per negoziare la seconda fase del fragile cessate il fuoco a Gaza sono iniziati, ma la delegazione israeliana volerà a Doha, in Qatar, non prima del fine settimana. Così ha deciso il premier israeliano Benjamin Netanyahu, che si trova a Washington da Donald Trump. La seconda fase, la più critica che dovrebbe iniziare a marzo, prevederebbe il rilascio degli ostaggi israeliani in vita ancora nelle mani di Hamas oltre al ritiro totale delle truppe dello Stato ebraico dall'enclave palestinese, per raggiungere così un cessate il fuoco permanente, a cui però si oppone con forza l'ultradestra nazionalista che minaccia di lasciare la coalizione di governo nel caso in cui il leader del Likud non decidesse di tornare a combattere contro i miliziani del movimento islamista palestinese, una volta terminata la prima fase di tregua. Il governo israeliano in realtà potrebbe reggere anche nel caso in cui i ministri del partito sionismo religioso dovessero dimettersi, perché Netanyahu potrebbe contare sul sostegno del partito di opposizione di Yair Lapid. Intanto la tensione resta alta in Cisgiordania, dove un uomo palestinese ha aperto il fuoco contro dei soldati israeliani nei pressi di un checkpoint nella zona di Tayasir. Due militari morti, 8 quelli feriti. Nel campo profughi di Jenin, dove continua da due settimane l'operazione antiterrorismo israeliana, denominata Muro di ferro, la situazione secondo l'UNRWA l'agenzia delle Nazioni Unite che si occupa dei rifugiati palestinesi, è catastrofica. .