L’aveva annunciato e l’ha fatto. Itamar Ben Gvir, ministro israeliano per la sicurezza nazionale, ha visitato la Spianata delle Moschee a Gerusalemme est e da lì ha dichiarato che "il Monte del Tempio è il luogo più importante per il popolo di Israele". Esponente della destra radicale e noto per le sue posizioni oltranziste, Gvir ha fatto una breve visita in un luogo sacro a tre religioni. Si tratta del complesso che comprende la moschea di al Aqsa, il terzo più importante luogo sacro per i musulmani e sacro anche per i cristiani, oltre che per gli ebrei. Luogo conteso in cui l’equilibrio è fragile, tenuto in piedi a fatica, dal ’67 da una serie di regole, confermate con il trattato di pace del ‘94 tra Israele e Giordania. Lo status quo in vigore ammette visite ai non musulmani a condizione che non si fermino a pregare sul posto. Del luogo è custode la famiglia reale giordana. E proprio da Amman sono arrivate le prime reazioni: per il portavoce del ministero degli esteri, la visita rappresenta "una inaccettabile violazione del diritto internazionale". Ha quindi esortato la comunità ad agire subito. Poco dopo la nota dell'ambasciatore degli Stati Uniti in Israele: “le azioni che possono minacciare l'ordine, nei luoghi sacri di Gerusalemme sono "inaccettabili". Netanyahu dal canto suo, aveva più volte rassicurato sull’intenzione di mantenere la situazione come è, ma adesso, la scelta di Ben Gvir rischia di diventare uno scoglio per il suo governo e anche la prima pietra per un’escalation. Se per l’Anp la visita è una “sfida al popolo palestinese e alla comunità internazionale”, Hamas la bolla come “crimine”. E la situazione non è tranquilla, dopo la morte di un ragazzino palestinese di 15 anni, ucciso in un campo profughi vicino Betlemme negli scontri tra dimostranti ed esercito israeliano.