La morte di Nasrallah è la giusta risposta alle migliaia di vittime fatte nei 40 anni del suo regno del terrore. Il Presidente degli Stati Uniti commenta così il raid israeliano che ha eliminato il capo del movimento di Hezbollah ricordando le migliaia di morti civili libanesi israeliane e anche americane e ribadendo ancora una volta il totale appoggio al diritto di Israele a difendersi contro ogni gruppo terroristico sponsorizzato dall'Iran. Ricorda che all'indomani dell'attacco del 7 ottobre scorso Nasrallah si era legato ai responsabili di Hamas per creare quello che chiama "un fronte settentrionale contro Israele". E anche se l'obiettivo americano resta quello di smorzare con strumenti diplomatici il conflitto a Gaza e in Libano, Washington si prepara al peggio. Biden ha chiesto al Pentagono una nuova valutazione del rischio mediorientale e nel caso di adeguare la presenza militare statunitense nella regione, dove attualmente sono dispiegati 40.000 uomini. Nel Golfo Persico staziona da tempo il gruppo d'attacco della portaerei Lincoln, la Truman è salpata dal porto di Norfolk per unirsi alla sesta flotta di stanza nel Mediterraneo. Anche la vicepresidente Harris, candidata dal Partito Democratico alla Casa Bianca nelle prossime elezioni di novembre, ha espresso supporto incrollabile alla sicurezza di Israele. Gli sforzi americani per siglare una tregua sono miseramente falliti. L'Alto Rappresentante per la politica estera dell'Unione Europea, Borrell, si è detto rammaricato che neanche Washington sia finora riuscita a frenare la furia militare di Netanyahu. Mentre per il Ministro degli Esteri russo, Lavrov, Israele starebbe creando le condizioni per trascinare in guerra gli Stati Uniti sfruttando il loro desiderio di monopolizzare il Medioriente.