Chiedo perdono a nome della Germania. Arrivano a 50 anni dalla strage di Monaco '72, le parole del presidente tedesco Frank-Walter Steinmeier, pronunciate nel corso della cerimonia di commemorazione del massacro al Villaggio Olimpico. Accanto a lui, il capo di Stato israeliano Isaac Herzog. Consapevole che non tutte le ferite lasciate dalla strage, potranno essere guarite, Steinmeier ha ammesso le responsabilità della Germania per le insufficienti misure di sicurezza, per gli ostacoli che negli anni hanno impedito di fare piena luce sull'attacco terroristico e anche, per il rifiuto delle autorità tedesche di riconoscere le responsabilità, almeno fino ad ora. 50 anni dopo è arrivato anche un adeguato risarcimento: solo una settimana fa è stato raggiunto un accordo per 28 milioni di euro, con le famiglie delle vittime. Le Olimpiadi di Monaco avrebbero dovuto far dimenticare quelle di Berlino '36 volute da Hitler, e invece sono diventate le Olimpiadi del massacro di 11 atleti israeliani. La mattina del 5 di settembre, un commando di otto terroristi palestinesi, di Settembre Nero, grazie alle scarse misure di sicurezza, scelta voluta per dare un'immagine di serenità, riuscì ad entrare nel Villaggio Olimpico e prendere in ostaggio atleti della delegazione israeliana. Due vennero uccisi subito. I terroristi chiedevano la liberazione di oltre 200 palestinesi, di due terroristi della RAF, Andreas Baader e Ulrike Meinhof e un aereo per una destinazione sicura in Medio Oriente. Golda Meir, allora premier israeliana, rifiutò di scendere a patti. Le autorità tedesche cercarono di organizzare un'operazione di liberazione. In serata, gli ostaggi e i fedayn, vennero trasferiti alla base di Fuerstenfeldbruck. Lì il tentativo di blitz, che finì con la morte di tutti gli atleti, un poliziotto tedesco e cinque terroristi. In quella stessa base aerea oggi la commemorazione, l'ammissione degli errori fatti, le scuse. Quel risarcimento morale alle famiglie, che prova a chiudere dopo mezzo secolo, quella ferita.























