Certamente tra i terroristi più pericolosi del pianeta, considerato il Califfo nero a capo dell'Isis. Al-Baghdadi, nato a Samarra, a nord di Bagdad, nel 1971 da una famiglia di umili origini è uno studente di teologia islamica. Dall'ottobre del 2011 figura tra i terroristi più ricercati dal governo statunitense che sulla sua testa ha messo una taglia da 25 milioni di dollari. Al-Baghdadi si mostra al mondo per la prima volta soltanto cinque anni fa, rimarrà l'unica apparizione pubblica. È il luglio del 2014, poche settimane prima l'Isis ha preso il controllo di Mosul, la seconda città più grande dell'Iraq. È l'anno dell'apice del suo potere. Appare nella moschea di al-Nouri mentre pronuncia un sermone in cui ordina ai fedeli musulmani di obbedirgli, autoproclamandosi califfo dello stato islamico. Istituisce un regno del terrore fatto di rapimenti, esecuzioni, omicidi di massa, saccheggi, estorsioni, decapitazioni e contrabbando. Sarà invece la battaglia di Kobane a segnare l'inizio del suo declino militare. Nel 2016 perde Mosul, l'anno dopo Raqqa, la sua capitale politica. Più volte Al-Baghdadi viene dato per morto. Lo annunciano i curdi in Siria, il governo iracheno, ma anche le forze militari russe e ufficiosamente quelle americane. Ma tutte si rivelano voci infondate. Sulla sorte del califfo poche certezze, fino all'aprile scorso, quando per la seconda volta nella sua storia, il predicatore degli orrori della guerra santa, mostra il suo volto in un video. Un filmato impossibile da datare, nel quale appare ingrassato invecchiato con una lunga barba. 18 minuti per rivendicare la strage di Pasqua nello Sri Lanka. Poi più nulla fino a oggi.