Avrebbe dovuto esserci lui alla guida: Alexander Dugin l'uomo considerato da molti l'ideologo di Vladimir Putin. Invece al volante dell'auto disintegrata da una bomba nella notte tra il 20 e il 21 agosto nella periferia di Mosca c'era sua figlia Darya Dugina, 30 anni. I due erano di ritorno da un evento in cui Dugin aveva parlato e la cui presenza era stata annunciata in anticipo. Poi il cambio d'auto all'ultimo minuto che con ogni probabilità gli ha salvato la vita. Lo vediamo in queste immagini mettersi le mani nei capelli davanti a ciò che rimane della Toyota con a bordo l'obiettivo sbagliato. Secondo molti infatti era lui, il leader carismatico di un movimento molto vicino al Cremlino che crede nella supremazia russa, il vero bersaglio del colpo. Le autorità russe hanno annunciato l'apertura di un'inchiesta penale per l'assassino della giovane che, dicono, sarebbe frutto di un attentato. E hanno reso noto che si sta indagando su tutte le possibili piste. Immediato lo scambio di accuse tra Mosca e Kiev che si incolpano vicendevolmente di essere i mandanti dell'esplosione. Per i russi infatti non ci sarebbero dubbi: dietro all'incidente si cela la mano degli ucraini che in questo modo verrebbero visti da tutti come sponsor del terrorismo. Non a caso la portavoce degli esteri Zacharova dopo aver invitato ad attendere risposte dalle indagini ha dichiarato: "Se la pista di Kiev è confermata si tratta di terrorismo di stato". Secca la replica dell'Ucraina: "Noi non abbiamo nulla a che fare con l'omicidio della figlia di Dugin. Non siamo uno stato criminale a differenza della Russia e sicuramente non uno stato terrorista". Con queste parole il portavoce di Zelensky liquida le accuse ma ora il timore è che ci sia un'escalation della violenza tanto che il presidente ucraino ha blindato la data del 24 agosto, giorno dell'indipendenza Ucraina. Insomma di chiaro in questa vicenda non c'è ancora nulla se non che le ripercussioni saranno profonde e non si faranno attendere.























