Darya Dugina aveva fatto suo il pensiero del padre Alexandr, l'uomo che la stampa internazionale definisce l'ideologo di Vladimir Putin, il filosofo dietro la politica estera del presidente russo. Riprendere l'Ucraina per tornare a essere una superpotenza. La giovane di 30 anni è rimasta uccisa in un'esplosione mentre era a bordo dell'auto del genitore. Con l'accusa di aver diffuso false informazioni, in relazione all'invasione russa dell'Ucraina, Stati Uniti e Regno Unito avevano da poco imposto alla figlia, come al padre, una serie di sanzioni. In una recente intervista la donna aveva descritto il conflitto alle porte d'Europa come uno scontro di civiltà e si era dichiarata orgogliosa di essere finita nelle liste dei cittadini russi puniti dalle misure economiche dei governi occidentali. Come Alexandr, Darya era filosofa, lavorava in un canale pro governativo, era anche giornalista. Sosteneva l'intervento russo in Ucraina, conflitto su cui, come aveva detto a maggio ai microfoni di Sky Tg24 il padre, la Russia avrebbe puntato tutto. "Per la Russia questo conflitto è vitale. La questione è d'essere o non essere. Non possiamo ritornare alcuni passi indietro. Non è possibile per noi. Non più è possibile. Per questo la Russia ha posto in questo conflitto tutto". Stratega politico capace di influenza sia sul presidente Vladimir Putin sia sui suoi capi militari senza ricoprire alcun ruolo ufficiale nel regime e nonostante l'allontanamento da certe piattaforme mediatiche dall'Università di Mosca per le sue posizioni troppo radicali Dugin sarebbe stato, con i suoi scritti di estrema destra di lotta al liberalismo ed esaltazione di un'ideologia ultranazionalista euroasiatica, un propulsore intellettuale per Putin nella costruzione dell'invasione dell'Ucraina.























