Nel giorno della morte di Papa Bergoglio, il 21 aprile, a poche ore dalla pubblicazione, il Ministero degli Esteri israeliano ha fatto cancellare i post ufficiali di cordoglio su X delle sue sedi diplomatiche in tutto il mondo, che riportavano la frase "riposa in pace Papa Francesco, che la sua memoria sia una benedizione". Una decisione che ha suscitato l'ira di molti ambasciatori israeliani. Per fonti diplomatiche israeliane, riprese dalla stampa locale, si tratterebbe di un modo da parte del governo di Benjamin Netanyahu, di reagire alle critiche mosse dal Papa contro Israele durante il suo pontificato, soprattutto nel contesto della recente guerra a Gaza. Papa, che lo scorso novembre, aveva sollevato l'idea di indagare sull'ipotesi che nella Striscia fosse in corso un genocidio da parte dell'esercito israeliano, e che ha chiesto più volte un cessate il fuoco nell'enclave palestinese. Cordoglio è stato subito espresso dal Capo dello Stato israeliano Isaac Herzog, che ha ricordato Francesco come un uomo di profonda fede e sconfinata compassione. Mentre il Premier israeliano Benjamin Netanyahu e il Ministro degli Esteri Gideon Sa’ar, non hanno fatto nessuna dichiarazione. Molti i messaggi di cordoglio dal Libano, quella che Papa Francesco amava chiamare la Terra della Tolleranza, perché esempio di coesistenza con le sue 18 diverse confessioni religiose. Un Papa che, come hanno ricordato sia il Presidente libanese Joseph Aoun, cristiano maronita, che il Primo Ministro Nawaf Salam sunnita, si è appellato più volte ai leader libanesi affinché preservassero l'identità e la diversità che caratterizza il Paese dei Cedri. Persino la milizia armata sciita Hezbollah lo ha ricordato come un uomo devoto al dialogo interreligioso. Quel Pontefice, venuto dal Sud del mondo, uomo di pace, promotore dei principi di convivenza e comprensione e che ha spinto la Chiesa nei suoi 12 anni di pontificato ad aprirsi perché, per usare le sue parole, le religioni sono ponti tra popoli. Dunque il viaggio negli Emirati Arabi Uniti nel 2019, dove Bergoglio firmò insieme al grande Imam di al-Azhar, l'egiziano sunnita Ahmad Al-Tayyeb, il documento sulla fratellanza umana, un testo inedito che è una pietra miliare nei rapporti tra cristianesimo e Islam. E poi nel 2021, il viaggio in Iraq e l'incontro storico a Najaf, città sacra dello scismo mondiale, con il grande Ayatollah Ali al-Sistani, tra i massimi leader spirituali dell'Islam sciita, per consegnare un messaggio di coesistenza, esortando i musulmani ad abbracciare la minoranza cristiana dell'Iraq.