"Un dialogo con Zelensky? Sì, ma solamente su come saranno soddisfatte le nostre condizioni." Intervistato da un'emittente russa il portavoce del Cremlino, Dimitri Peskov, ribadisce la linea di Mosca ed è un approccio a senso unico. Più di un dialogo Mosca sembra voler impartire una lezione ad un figlio ribelle. L'operazione è in corso, tutti gli obiettivi saranno raggiunti, conclude Peskov, dunque la guerra va avanti non si ferma. Gli occhi del mondo sono puntati sulla centrale nucleare di Zaporizhia, sabato notte intorno al sito sono state avvertite diverse esplosioni; fonti ucraine parlano di razzi lanciati dall'interno dell'impianto occupato dalle forze armate russe. Per il secondo giorno consecutivo poi Mosca ha impedito agli aiuti umanitari di entrare a Enerhodar, la città dove si trova la centrale; la presenza dei tecnici mandati dell'Agenzia Internazionale per l'Energia Atomica, insomma non sembra aver avuto alcun effetto deterrente nella campagna che ha trasformato la più grande centrale nucleare d'Europa, in uno strumento di propaganda e guerra. L'impianto non sta fornendo più energia elettrica a Kiev, ma questo non avrebbe avuto ripercussioni sul suo normale funzionamento, un quadro reale della situazione si potrà avere solamente martedì, quando il direttore della AIEA renderà note le conclusioni del suo primo rapporto. Nel tentativo di cercare una mediazione è intervenuto anche il Presidente turco Erdogan, forte del successo ottenuto con l'accordo che ha sbloccato il grano fermo per mesi nei porti ucraini, ha avuto un colloquio con Putin. Per ora non è arrivata alcuna apertura, le bombe nelle ultime ore hanno colpito la provincia di Nikolayev, tra gli obiettivi civili colpiti: scuole, tre ospedali, un albergo e un museo. Più ad est, nella regione di Donetsk, ancora una volta, le forze armate russe hanno attaccato le città di Slovjansk e Kramatorsk.























