Il mare è calmo. Dalle coste di Libia e Tunisia, le partenze si susseguono. Centinaia di profughi e migranti tentano la traversata del Mediterraneo centrale, ma le barche che arrivano sulle coste meridionali dell'Europa sono poche rispetto a quelle che si fermano in mezzo al mare con il motore in avaria o vengono respinte riportate indietro con la violenza e l'uso delle armi. Come Medici Senza Frontiere ha testimoniato ancora una volta con queste immagini girate dalla nave di ricerca e soccorso, la Geo Barents, mentre stava raggiungendo un gommone in difficoltà. A bordo c'erano 83 uomini. Le donne ed i bambini erano stati portati via da un mezzo veloce qualificatosi come Guardia Costiera Libica, come racconta la responsabile dei soccorsi sulla Geo Barents. "Quello dei sopravvissuti, la cui moglie e i cui figli sono stati rimpatriati con la forza in Libia, ci ha raccontato: due barche hanno sparato in aria e in acqua per farsi fermare; ci hanno preso tutti i telefoni e i soldi che hanno trovato. La gente ha iniziato a urlare a piangere, ci hanno picchiato con la parte posteriore del fucile per farci tacere. Poi sotto minaccia delle armi ancora hanno preso solo le donne e i bambini. Picchiate e prese sotto la minaccia delle armi e che dovranno affrontare di nuovo ancora una volta il ciclo di violenza, detenzione, abusi ed estorsione che avviene in Libia". La nave punta ora verso Crotone porto assegnato dal Viminale mentre a Vibo Valentia approda la Live Support di Emergency che in due operazioni ha salvato 75 persone tra cui donne, minori soli e bambini rimasti senza cibo né acqua, segnalati da Alarm Phone che ha ricevuto negli ultimi giorni numerose richieste d'aiuto. Gli SOS raccolti dalle motovedette della Guardia Costiera partite da Lampedusa ma anche da Roccella Ionica e da altre imbarcazioni di organizzazioni umanitarie come la barca a vela Safir alla sua prima missione per Mediterranean Saving Humans, ha salvato 77 migranti e profughi allo stremo in mare da tre giorni su uno scafo semi-affondato.