Il muro è necessario per garantire la sicurezza del popolo americano, continua a ribadire Donald Trump, secondo cui tale sicurezza non ha prezzo, anche se in realtà costruire una nuova barriera al confine con il Messico, un prezzo ce l’ha: fino a 20 miliardi di dollari, dicono gli esperti, soldi che deve mettere il Messico, dice Trump, che è pronto a finanziare l’opera anche imponendo una tassa del 20 per cento per tutte le importazioni dal Messico, se da parte del Governo messicano non ci sarà collaborazione. Collaborazione che al momento manca, tanto che ancor prima di mettere la prima pietra di questo muro fisico fra i due Paesi, se ne sta già innalzando uno diplomatico, sempre più difficile da abbattere. Il Presidente messicano Peña Nieto, a seguito di tutte queste polemiche, ha infatti annullato l’unilaterale con Trump, inizialmente previsto per martedì prossimo. Una decisione congiunta, fa sapere il Presidente americano, secondo cui non ci sarà nulla di cui parlare, fintanto che il Messico non mostrerà la volontà di venire incontro alle esigenze americane, anche perché il deficit commerciale fra i due Paesi è di circa 60 miliardi di dollari a danno degli USA. Ma il Messico da parte sua fa notare che introdurre dazi così alti andrebbe a ricadere anzitutto sui consumatori americani, senza contare che il Messico resta il secondo Paese più importante per le esportazioni a stelle e strisce. Se il braccio di ferro dovesse continuare non sono da escludere ritorsioni commerciali. Chiudere la porta non significa infatti sempre aprire un portone, ma la speranza protezionista di Trump è proprio questa, una speranza condivisa con il Regno Unito della Brexit. Non a caso, gli occhi, oggi, anche per capire come evolverà la relazione speciale fra i due Paesi nell’area dell’isolazionismo, sono puntati sull’incontro a Washington fra il neopresidente e la premier britannica Theresa May, il primo leader di un Paese straniero che Trump ha voluto incontrare da quando è entrato alla Casa Bianca.