Proteste, sospensioni, ricorsi e controricorsi. La guerra dichiarata da Trump alla burocrazia federale si sta impelagando nei tribunali. Elon Musk, tuttavia, non ha alcuna intenzione di darsi per vinto, anzi, appare nello Studio Ovale davanti ai reporter, cappello Maga e soprabito scuro in stile Matrix. Respinge le tante accuse rivolte contro di lui da giornali, analisti e procuratori. Abbiamo trovato frodi e corruzione, ribadisce senza fornire prove. Poi si scaglia contro la burocrazia, quarto ramo del potere, del tutto incostituzionale. Senza tagli sarà la bancarotta, dice ancora Musk. Poi lui che non è stato eletto né confermato da alcun organo eletto, si scaglia contro i burocrati colpevoli di non essere stati eletti. Il figlio di quattro anni di tanto in tanto lo interrompe quasi come il bimbo che nella favola urlava: il re è nudo. Trump annuisce mentre ascolta il suo braccio destro, poi firma un ordine esecutivo che impone a tutte le agenzie di ottenere il via libera del dipartimento di Musk prima di ogni assunzione. Unici ad essere esentati sono coloro che si occupano di ordine pubblico e immigrazione. È incredibile che qualcuno ci ostacoli, commenta il presidente. Parole che non convincono i media americani, il conflitto di interessi è ancora in piedi, sottolineano. E la trasparenza promessa da Musk per ora è un miraggio. Secondo il New York Times, la deregulation presidenziale favorisce le aziende dell'uomo più ricco del mondo, per la Casa Bianca Musk, in quanto dipendente governativo speciale non retribuito, non dovrà rendere pubblica la propria dichiarazione dei redditi. .