Quarta volta al Congresso degli Stati Uniti, una in più di Winston Churchill. Benjamin Netanyahu così si aggiudica il primato. Il discorso del Premier israeliano a Capitol Hill è volto a difendere l'intervento militare contro Hamas e confermare l'impegno bipartisan a sostenerlo. D'altronde si sa la narrativa della vittoria totale è diventata un mantra in questi oltre nove mesi di guerra. Sul day after di Gaza è favorevole ad una amministrazione civile gestita da palestinesi mantenendo però il controllo della sicurezza. La guerra a Gaza potrebbe terminare domani se Hamas si arrende si disarma e ci rimanda a casa i nostri ostaggi, però se questo non verrà fatto Israele combatterà, combatterà fino a quando noi distruggeremo tutte le capacità militari di Hamas il giorno dopo la sconfitta di Hamas potrebbe nascere una nuova Gaza". Prioritario per Bibi combattere anche contro l'Iran e la sua minaccia nucleare un po' frugale invece sul destino degli ostaggi, si dice impegnato per assicurarne il rilascio ma di fatto si fatica a siglare un accordo con la fazione islamista palestinese. In sala qualche fischio in segno di protesta e soprattutto molti posti vuoti, mancano più dei 58 tra Deputati e Senatori Democratici che lo boicottarono nove anni fa quando alla Casa Bianca c'era Barack Obama. Presenti che sono tanti i manifestanti che fuori dal Congresso contestano la visita di Netanyahu negli Stati Uniti, la prima dal massacro del 7 ottobre. Un viaggio volto a raccogliere il sostegno dell'amministrazione americana in un momento in cui rapporti tra Israele e Washington non sono dei migliori. La Casa Bianca ha più volte denunciato la strategia di difesa israeliana ha chiesto di ammorbidire quella linea dura tanto agognata da Netanyahu di salvaguardare la popolazione civile palestinese di Gaza, eppure le pressioni sembrano essere servite a poco o nulla perché il bilancio delle vittime nella Striscia è continuato a salire. Intanto da Gerusalemme arriva l'ennesima sfida alla leadership israeliana con il Ministro della Sicurezza Nazionale Itamar Ben-Gvir che incoraggia e nazionalisti a pregare pubblicamente alla Spianata delle Moschee, luogo sacro vietato agli Ebrei, provocando una rapida reazione da parte dell'ufficio di Netanyahu che si affretta a dichiarare che lo status quo resta invariato.