Di questi tempi accade sempre più spesso che i fatti travolgano le parole. Così anche il discorso di Netanyahu all'Assemblea Generale dell'ONU, per quanto durissimo, viene superato dagli eventi. Il Premier israeliano ha concluso il suo intervento da poco quando il messaggio di un collaboratore lo spinge ad abbandonare in fretta il Palazzo di Vetro. Una foto lo ritrae poco dopo mentre al telefono da via libera all'attacco su Beirut. Un attacco, dice Teheran, che cambia le regole del gioco. È una possibilità questa dell'escalation che preoccupa sempre di più il Segretario Generale dell'ONU. Una guerra regionale, ripete Guterres, va evitata a tutti i costi. Israele ha il diritto di difendersi, commenta il Segretario di Stato americano, ma il modo in cui si difende può fare la differenza. Nessuno ci ha avvertiti del raid imminente, fanno sapere dal Pentagono. Ennesimo motivo di irritazione per Biden dopo il "no" di Netanyhau alla proposta di tregua che, secondo Washington, Israele aveva ufficiosamente affermato di poter accettare. Il tempo stringe per il Presidente americano che a gennaio dirà addio alla Casa Bianca. Ma nel discorso di Netanyahu non c'è alcun accenno né alla proposta né agli Stati Uniti. Combatteremo fino alla vittoria totale, promette invece il Premier, che avverte l'Iran: non c'è posto che il nostro braccio non possa colpire. "Ho un messaggio per i tiranni di Teheran. Se voi ci colpite allora noi colpiremo voi". Il Premier israeliano non se la prende solo con l'Iran considerato il mandante di Hamas e Hezbollah ma anche con l'ONU definita una palude antisemita. Mentre Netanyahu parla le delegazioni di Iran, Turchia, Arabia Saudita, Palestina e Libano restano fuori dall'aula. Non volevo venire, spiega il Premier, ma dopo aver sentito le calunnie pronunciate da questo podio ho dovuto lasciare il mio paese in lotta per la sopravvivenza. Toccata e fuga per Netanyahu che vista la situazione sul campo ha deciso di ripartire subito volando nonostante lo Shabbat.