La via diplomatica è al momento quella preferibile ma nessuna opzione è esclusa. La presidenza nigeriana dell'Ecowas, il blocco dei Paesi dell'Africa occidentale, precisa che una soluzione politica della crisi in Niger è ancora possibile ma ogni soluzione verrà esaminata nel vertice straordinario di giovedì ad Abuja. Domenica è scaduto l'ultimatum imposto alla giunta militare golpista nigerina guidata dal generale Tchiani affinché fosse ristabilito l'ordine costituzionale, pena un intervento militare. Dopo il golpe del 26 luglio il presidente deposto Bazoum è sotto sequestro e in condizioni precarie nella sua residenza privata. Gli USA nutrono ancora la speranza di invertire il colpo di stato del Niger ma si dicono anche realisti. Intanto la visita a sorpresa nel paese africano della vice segretaria di stato Victoria Nuland non ha portato ad alcun progresso. Unica impressione ricevuta. I militari non sembrano pronti ad accogliere i mercenari della Wagner nel paese. Questa possibilità resta infatti uno dei maggiori timori di Washington. Nessuna autorizzazione è stata concessa per la delegazione Onu in cerca di una mediazione, né è stata accolta la richiesta di verificare le condizioni detentive dell'ex presidente deposto. Fino a giovedì dunque la situazione appare congelata nel paese africano dove in migliaia, subito dopo il golpe, sono scesi in piazza con cori anti francesi e inni pro Mosca. Un altro tassello delicatissimo nel risiko mondiale, oltre a essere un partner strategico dell'Unione Europea per frenare il flusso di migranti dall'Africa subsahariana, un paese ricco di uranio e oro, il Niger è uno stato africano chiave della regione del Sahel, territorio controllato da milizie armate jihadiste.