Un video datato 3 ottobre, in cui un poliziotto spara a un giovane, trascinato giù dal proprio veicolo. Un omicidio a sangue freddo, brutale, divenuto marchio di fabbrica di questo reparto, la SARS, la Special Anti Robbery Squad, istituita nel 1992 in Nigeria, come unità del Dipartimento di Intelligence e Investigazione criminale, ma divenuta, negli anni, il simbolo della violazione sistematica dei diritti umani. I primi movimenti End SARS, sono nati nel 2017, ma di fronte al silenzio del Governo, guidato dal Presidente Buhari, centinaia di migliaia di ragazzi sono tornati in piazza. Manifestazioni pacifiche trasformate in carneficina, le fonti locali parlano di 15 morti, ma chi in Nigeria ci vive, dice che i morti sono almeno un centinaio. “Il Governo sta cercando di insabbiare le cose, hanno staccato internet, ci impediscono di denunciare quello che sta accadendo”, raccontano i testimoni. Intanto, a capo della protesta si sono messe le donne, le Feminist Coalition – ong, che si battono per la parità di genere nel Paese. Hanno raccolto quasi 100 mila euro per sostenere la causa e curare i feriti. Donne e giovani che prendono il centro della scena, in un Paese dove rappresentano oltre la metà della popolazione, distanti da un Governo, non al passo con le loro richieste.