La guerra del gas tra Europa e Russia non accenna a scemare. Gazprom ha dichiarato che invierà 42,7 milioni di metri cubi di gas naturale in Europa attraverso l'Ucraina ma solo poche ore prima aveva annunciato che il flusso attraverso il gasdotto Nord Stream 1 verso la Germania non avrebbe ripreso come previsto. La motivazione addotta, una fuoriuscita che ne impedisce il riavvio. Guasto però smentito da Siemens Energy che gestisce le turbine, una perdita di olio non costituisce una ragione tecnica sufficiente a giustificare la chiusura del gasdotto. Il Nord Stream 1, che passa sotto il Mar Baltico, è stato chiuso ufficialmente per manutenzione il 31 agosto e doveva riprendere a funzionare alle 3 di mattina di sabato. Nel braccio di ferro con l'Europa che cerca di sottrarsi al ricatto russo riducendo la sua dipendenza da Mosca, quest'ultima nei giorni scorsi ha incolpato le sanzioni imposte dall'occidente accusando quest'ultime di aver ostacolato le operazioni di routine e la manutenzione del Nord Stream 1. Ma Bruxelles e Washington ribattono, Mosca usa il gas come un'arma economica. L'unione che ha annunciato di aver raggiunto una quota di stoccaggio di gas del 80% vuole correre ai ripari prima che arrivi l'inverno fissando non solo un tetto il prezzo del metano come ha ribadito la Presidente della Commissione von der Leyen, ma soprattutto anticipando la riforma del mercato dell'elettricità. La via è quella di slegare il prezzo del gas da quello dell'energia elettrica, questo permetterebbe di creare mercati separati a seconda della fonte che produce l'elettricità. Critico il Presidente del Consiglio Europeo Charles Michel, sui prezzi dell'energia la Commissione è in ritardo. Deve presentare proposte con urgenza. Molto atteso il Consiglio straordinario dei Ministri europei dell'energia del 9 settembre a Praga, dedicato proprio all'emergenza energetica. Non sarà facile approvare il tetto al gas russo, trattandosi di una sanzione servirà l'unanimità ma già l'Ungheria si è detta contraria.























