Questo è il suono che ha fatto tirare un sospiro di sollievo a tutta Europa, quello del gas russo che è tornato a riempire i tubi del punto di ingresso del gasdotto Nord Stream a Lubmin, in Germania, dopo 10 giorni di manutenzione programmata. Ma per ora solo al 40%, vale a dire al livello precedente all'inizio dei lavori. Se è stato evitato lo scenario da incubo che avrebbe portato molte fabbriche a chiudere i battenti, l'ansia da Nord Stream, potrebbe non essere ancora finita. Putin ha già messo le mani avanti affermando che il gasdotto potrebbe tornare a chiudersi, se la turbina bloccata in Canada e ora in viaggio verso la Russia, non dovesse arrivare in tempo. Per ora infatti solo due turbine su 6 sarebbero in funzione alla centrale di compressione del gas in Russia. La Germania ovviamente non può più fidarsi, ecco perché ha lanciato una nuova campagna di taglio degli sprechi energetici e di riempimento delle riserve di gas in forte rallentamento nei giorni di chiusura del gasdotto. Il Ministro dell'Economia, Robert Habeck, ha anche annunciato un maggior utilizzo di lignite, il carbone più inquinante, per far fronte alla carenza energetica. Ma se ancora non bastasse, bisognerà fare affidamento sulla solidarietà europea tra i Paesi membri, seguendo la proposta della commissione di un taglio generalizzato del 15% dei consumi di gas, per aiutare gli stati più in difficoltà. Si sono però fatti sentire gia i primi distinguo, Spagna e Portogallo in meno dipendenti dal gas Russo, sono contrari e non intendono fare sacrifici per soccorrere chi negli ultimi anni ha vissuto sopra le proprie possibilità. E secondo indiscrezioni, anche l'Italia sarebbe scettica. E così per un contrappasso della Storia, gli Stati mediterranei arriverebbero a rifiutare la solidarietà europea, dopo averla per anni invocata per risanare i propri conti pubblici.























