La musica melanconica, l’atmosfera decadente. Da festeggiare c’è poco, anche se tutto era previsto. “A noi le elezioni sembravano già decise. Eravamo sicuri che avrebbe vinto Donald Trump”, ci dice LeBron. “Semplicemente, ci sembrava che andare alle urne non avesse senso”. Wilmington, North Carolina. Con uno scarto sulla rivale di 3,8 punti percentuali, Trump, nello Stato, ha fatto meglio di Mitt Romney nel 2012, meglio di Barack Obama nel 2008. È stata vincente la sua ricetta economica, soprattutto nelle zone rurali: bassa istruzione e alto tasso di disoccupazione. È stata mortale, per Hillary Clinton, la timidezza elettorale della comunità afroamericana. “Andate a votare. Dal vostro voto dipende il nostro futuro. Ve lo chiedo personalmente. Chi vince qui vince le elezioni”, aveva detto Barack Obama qui, in North Carolina, proprio alla comunità afroamericana. Un appello che, però, non è andato completamente a segno. Per capire come e perché, siamo venuti nella parte nord di Wilmington, cuore storico della comunità afroamericana. “L’affluenza quest’anno è stata più bassa” ci conferma il reverendo Wayne Johnson candidamente. “Ha fatto la differenza che non ci fosse il nome di Obama nel ticket”. La sua chiesa è proprio al centro del quartiere. Lui ha sostenuto Hillary Clinton, ma ammette: “È stata vista come parte dell’establishment, non come un fattore di cambiamento. Questo è stato fatale”. Le strade del North Side lo confermano. “Né lui né lei mi hanno convinto. Io non ho votato perché non mi piaceva nessuno dei due” rivendica Dion, che nel 2012 aveva, invece, sostenuto Obama. Qualcuno è lapidario: “Non ho votato – ci dice – perché Hillary non era abbastanza forte. Anzi, è un un caso” ci sorprende. “Avrei votato per Trump. Sugli immigrati ha ragione”. Qualcuno nella comunità c’è stato ad aver tradito. La denuncia è sempre del pastore Johnson: “Molte persone hanno preso la direzione opposta. In molti – rivela – nella comunità hanno detto che avrebbero votato per lei, ma poi hanno scelto lui”. È anche così che Hillary ha perso 15 grandi elettori del North Carolina. Obama non è bastato a portare alle urne gli afroamericani, così come le tensioni razziali in uno Stato in cui il razzismo è realtà quotidiana, in uno Stato in cui la galassia del Ku Klux Klan ha annunciato che sfilerà a dicembre. “Abbiamo la libertà di espressione” commenta Martin. “Certo, potrebbero almeno avere rispetto”. Non sembra preoccupata, ma l’attenzione rimane alta in tutto il Paese, con gli occhi puntati sulla Casa Bianca di Donald Trump, perché – come dice ancora il reverendo – la prova del budino sta nel gusto, e ora Trump deve dimostrare il suo vero gusto.