La formula sarà sempre la stessa da una parte gli Stati Uniti, dall'altra l'Iran e in mezzo l'Oman a mediare. Per ora l'unica certezza è che Washington e Teheran sono d'accordo sul luogo in cui confrontarsi, cioè Roma. Per il resto le posizioni sono distanti e per una volta anche l'Europa sembra in sintonia con gli americani. Il giorno prima infatti gli iraniani incontreranno sempre a Roma i rappresentanti di Gran Bretagna, Germania e Francia e il clima è teso. Il Ministro degli Esteri di Teheran, Abbas Araghchi infatti rilasciato dichiarazioni piuttosto provocatorie. "I tre Paesi europei svolgono oggi un ruolo minore a causa delle politiche sbagliate che hanno adottato, che non vorremmo vedere" Poi la mano tesa. "Per questo siamo pronti a negoziati seri con la loro presenza". Poco prima l'agenzia di stampa ufficiale IRNA aveva battuto la condanna inequivocabile nei confronti dell'omologo francese Jean-Noel Barrot, che aveva minacciato non troppo velatamente la Repubblica Islamica. "Se gli interessi della sicurezza europea non saranno garantiti, aveva detto non esiteremo un attimo a alcuna minaccia economica". Schermaglie diplomatiche certo anche perché Teheran non ha alcun interesse a inimicarsi tre garanti dell'accordo del 2015, che aveva segnato un'attenuazione significativa delle sanzioni. Perché è vero, il regime degli ayatollah non è più solido come un tempo. Le proteste che si affacciano puntualmente vengono rapidamente soffocate nel sangue, però il consenso è in picchiata, la crisi economica ha messo in ginocchio la società. E a livello internazionale la sua sponda principale, la Russia, con la caduta del regime alla guida in Siria ha dimostrato il suo disimpegno dal quadrante mediorientale. E se è vero che anche il consenso di Trump non è altissimo, le sue minacce non possono essere prese sotto gamba, per cui la sponda europea è sempre più necessaria a Teheran, da vedere se venerdì gli attriti si ricomporranno. Skat G24. .