Washington abbiamo un problema. L'inflazione americana non accenna a placarsi, anzi accelera e segna per l'ennesima volta il nuovo record da 40 anni a questa parte. A maggio, l'indice dei prezzi, ha fatto registrare un aumento, su base annua, dell'8,6%, con un incremento dell'1% rispetto al mese precedente. La Casa Bianca sperava in un dato un po' più basso, che potesse far parlare di stabilizzazione della corsa iniziata con la ripresa post-pandemica dell'economia, poi aggravata dalla guerra in Ucraina. E invece il costo della vita cresce e comincia ad erodere anche gli aumenti salariali che i datori di lavoro devono dare, in un mercato, dove sono vacanti ancora milioni di posti. Rispetto ad aprile, la paga oraria è diminuita, in termini reali, dello 0,6%. Gli aumenti più consistenti riguardano invece il carburante, +48,7%, con la benzina ormai a 5 dollari a gallone. Ma è sensibilmente più caro anche fare la spesa o pagare l'affitto: a Manhattan, il prezzo medio di un alloggio, ha ormai toccati i 4mila dollari al mese. Anche depurata dalle voci tradizionalmente più volatili, come energia e cibo, l'inflazione "core" è comunque in crescita del 6%. E la Federal Reserve, la Banca Centrale, è sotto pressione perché raffreddi l'economia con un ulteriore aumento dei tassi di interesse, dopo che a maggio li ha alzati di mezzo punto percentuale per la prima volta dal 2018. Rischiando però, teme qualcuno, di frenare troppo e causare una recessione. Situazione non facile per il Presidente degli Stati Uniti che a novembre deve affrontare le elezioni di metà mandato.