Dilaga ovunque la protesta per la morte atroce di George Floyd, l'uomo di 46 anni, afroamericano ucciso lunedì a Minneapolis, durante il suo arresto da un poliziotto che lo ha soffocato schiacciandogli per nove minuti un ginocchio sul collo incurante dei suoi lamenti. La rabbia e l'indignazione contagiano Denver, New York, Los Angeles, San Francisco, Chicago. Non respiro più, non riesco più a respirare questo lo slogan urlato a squarciagola nei cortei e durante le rivolte. Questa la frase diventata virale sui social. Le ultime parole disperate di Floyd prima di morire in quel video drammatico che testimonia la sua agonia e che ha fatto il giro del mondo. Nella seconda notte di scontri a Minneapolis è stato dato alle fiamme un commissariato. Gli agenti assediati avevano eretto una recinzione intorno alla stazione di polizia che è stata abbattuta dalla folla con alcuni manifestanti che si sono arrampicati sull'edificio appiccando il fuoco al suo esterno. Il commissariato è stato evacuato, si temeva anche la presenza di esplosivo. Nella notte sono risuonati in città anche degli spari e intanto la Guardia Nazionale del Minnesota ha annunciato su Twitter la mobilitazione di oltre 500 dei suoi uomini. Decine di arresti in diverse città, tafferugli, scontri ovunque. I manifestanti chiedono giustizia. Anche l'Alto Commissariato per i Diritti Umani dell'ONU, scioccato dall'uccisione, condanna l'accaduto e lancia un appello: fermate gli omicidi degli afroamericani, quello di George Floyd, non è che l'ultimo di una lunga lista. I 4 poliziotti che hanno gestito l'arresto sono stati subito licenziati, ma sono ancora a piede libero, mentre nei loro confronti si è aperta un'inchiesta gestita dall' FBI. Interviene anche il Presidente Trump promettendo giustizia, ma invece di placare gli animi, definisce i manifestanti dei criminali e al sindaco democratico di Minneapolis dice: "meglio che riporti al più presto la calma o farò intervenire l'esercito. Se iniziano i saccheggi noi dobbiamo iniziare a sparare" minaccia su Twitter, "sparare sulla folla".