L'ONU accusa la Cina di aver commesso gravi violazioni dei diritti umani nei confronti degli Uiguri vittime da anni di maltrattamenti, abusi e orrori denunciati dagli attivisti e dalle ong, questa piccola minoranza di religione musulmana e di etnia turcofona che risiede principalmente la vasta regione nord occidentale dello Xinjiang è di nuovo al centro dell'attenzione internazionale. Nelle oltre 40 pagine del rapporto vengono elencate tutte le discriminazioni, messe in atto da Pechino, nel contesto delle applicazioni delle strategie anti terroristiche approvate dal governo cinese nel 2014. L'applicazione di queste politiche ha portato a restrizioni severe e indebite, è scritto nel documento, che stigmatizza le strategie antiterrorismo come profondamente problematiche dal punto di vista degli standard internazionali. La replica della Cina non si è fatta attendere. Il documento è falso, ha solo motivazioni politiche ed è uno strumento al servizio delle strategie degli Stati Uniti e dell'Occidente. È nel 2017 che sono iniziati a trapelare notizie all'estero riguardo l'esistenza di campi definiti di trasformazione attraverso l'educazione, nei quali in realtà gli Uiguri venivano rinchiusi da anni e torturati. La regione dello Xinjiang è oggetto di un'intensa sorveglianza da parte di Pechino, sul territorio sono state installate telecamere, cancelli di sicurezza negli uffici, forze armate sono ben visibili nelle strade e restrizioni ci sono per il rilascio dei passaporti. Pechino ha sempre negato le torture e presentato la campagna contro la minoranza Uigura come una lotta al terrorismo. Il dossier non fa che peggiorare le relazioni tra Stati Uniti e Cina già esacerbate della guerra in Ucraina e dalle tensioni sullo Stretto di Taiwan.























