Onu, fa discutere intervento di Lavrov
"Gli Stati Uniti si sono autoproclamati signori del mondo, con l'Europa completamente soggiogata vogliono fermare la marcia della Storia. Ricattano con metodi neocoloniali quei Paesi da cui provengono le principali risorse naturali e vogliono distruggerci militarmente e culturalmente". È così che nell'intervento del Ministro di Putin alle Nazioni Unite, l'aggressore diventa l'aggredito. Dice Sergej Lavrov che: "La Russia non ha avuto altra scelta che rimuovere la minaccia alla propria sicurezza e riconoscere l'indipendenza del Donbass". Nel mondo visto dal Cremlino l'Occidente russofobo stà intraprendendo una crociata a colpi di disinformazione e provocazioni. "La NATO si è estesa ad Est fino ai suoi confini, Washington usa le istituzioni multilaterali per perseguire la propria agenda neoliberale, sostituendo la diplomazia con sanzioni illegali che comunque sostiene, non stanno funzionando". Pure l'Unione Europea secondo Lavrov è una dittatura che interferisce nelle elezioni dei suoi Stati membri. Insomma Mosca cerca di inventarsi una coalizione anti occidentale cercando sponde in Africa, America del Sud e Asia, ma i Paesi più grandi al mondo vogliono Pace e stabilità. La Cina sottolinea che è innanzitutto necessario evitare l'allargamento del conflitto poi arrivare a una sua risoluzione. "Nessun Paese, ha chiarito il Ministro degli Esteri, dovrebbe usare la sua potenza per bullizzarne un altro". Da sostenere i principi di sovranità integrità territoriale, Pechino ha un interesse chiamato Taiwan, per cui avverte gli americani che ogni interferenza sarà affrontata con fermezza. "Siamo dalla parte della Pace, dei principi delle Nazioni Unite, del dialogo e della diplomazia", scandisce anche l'India, "Deponete le armi, minacciare l'atomica è ripugnante" E' la posizione del Vaticano. Mentre si preparano nuove sanzioni contro Mosca un solo Paese europeo, l'Ungheria pende verso la Russia e chiede il ritiro di quelle già in vigore. Martedì nuovo Consiglio di Sicurezza sui referendum imposti dal Cremlino tra la popolazione delle regioni occupate.
