Quattro soldatesse catturate il 7 di ottobre dalla base militare israeliana di Mirots sono state liberate. Ancora una volta, Hamas dispiega un intero battaglione accompagnato dai Combattenti della Jihad islamica durante una cerimonia organizzata a Gaza City nella piazza Palestina per la consegna delle quattro donne alla Croce Rossa Internazionale. Il primo passaggio verso la riunificazione con le famiglie dopo 15 mesi di prigionia e visite mediche in un ospedale di Tel Aviv anche se i primi esami mostrano le donne in buone condizioni di salute. Parallelamente, 114 detenuti palestinesi nelle carceri israeliane vengono accolti nel pieno centro di Ramallah da una folla oceanica mentre altri 16 detenuti vengono deportati dentro Gaza e 70 invece in Egitto. I deportati stavano scontando pene decennali per crimini di sangue compiuti principalmente durante la seconda intifada e sono tutti i prigionieri di alto profilo politico. Lacrime di gioia e di rammarico per le loro famiglie già che la libertà è arrivata in cambio dell'esilio. Un prigioniero sui 200 liberati infatti, ha rifiutato la deportazione e quindi la scarcerazione. Dentro Gaza, l'esercito israeliano spara due colpi di avvertimento verso centinaia di palestinesi sfollati uccidendone uno che si erano accalcati sulla strada Al Rashid a ridosso sul corridoio Nezzarin, il corridoio costruito dall'esercito israeliano in questo anno di guerra e che divide Gaza in due perché sarebbe dovuto iniziare il graduale rientro al nord degli sfollati previo uno screening di sicurezza eseguito da compagnie private americane. Ma così non è stato. Israele fa sapere che nessun palestinese tornerà al nord fin tanto che Arbel Yehud, l'ultima donna civile ostaggio che si suppone essere ancora in vita, sarà liberata. Secondo gli accordi infatti, le civili avrebbero dovuto avere priorità rispetto alle soldatesse e dopo nemmeno 7 giorni di tregua già le due parti si accusano a vicenda di aver violato le condizioni di questo fragile cessate il fuoco.