Dopo la pandemia e la guerra il mondo farebbe bene a prepararsi a una recessione. Le nuove stime sull'andamento dell'economia del Fondo Monetario Internazionale non lasciano molte speranze. Le proiezioni incorporano i 5 mesi del conflitto in Ucraina che hanno sconvolto il mercato mondiale del cibo e dell'energia, spingendo l'inflazione a livelli mai visti nell'emisfero occidentale da almeno 40 anni. Quest'anno e il prossimo tutto il mondo crescerà meno del previsto con un sensibile rallentamento rispetto alle stime fatte lo scorso Aprile, toccando livelli tra i più bassi dell'ultimo mezzo secolo. In controtendenza ma solo per il 2022 l'Italia, che dovrebbe chiudere l'anno con una crescita acquisita del 3% per poi però scendere sotto l'uno nel 2023. Previsioni che si basano sull'impatto delle riforme impostate dal Governo appena caduto e dei fondi europei ad esse connessi. I tassi di crescita nelle economie avanzate sono così bassi e in rallentamento che l'FMI non può escludere si vada sotto soprattutto se dovessero esserci ulteriori choc sul mercato energetico. Negli Stati Uniti Janet Yellen, signora della Federal Reserve, giura che non ci sarà recessione perché non tutti gli indicatori puntano verso il basso, ma i dati sono contrastanti. A Luglio, ad esempio, le compravendite di case sono inaspettatamente crollate di oltre 8 punti, proprio alla vigilia di un atteso e consistente incremento dei tassi. Per il Fondo Monetario l'inflazione durerà più a lungo del previsto e combatterla è prioritario. Non va meglio nel resto del mondo. La Cina cresce a un ritmo poco superiore al 3%, ai minimi da 40 anni, la Russia perde meno del previsto ma dovrebbe comunque chiudere l'anno con una contrazione del PIL di 6 punti percentuali.























