Domenica delle Palme, giorno che ricorda la festa che la popolazione fece a Gesù che entrava a Gerusalemme agitando trionfalmente ramoscelli tolti alle palme che crescevano attorno a loro. Scene di gioia che, però, preludevano, solo pochi giorni dopo, all’arresto e alla morte di Cristo. Anche in Piazza San Pietro questo giorno di gioia è stato funestato dalla notizia di un sanguinoso attentato avvenuto in una chiesa copta egiziana. La notizia viene battuta dalle agenzie mentre il Papa già celebra messa e solo al termine, durante le parole che precedono l’Angelus, il maestro delle cerimonie, monsignor Guido Marini, gli passa un foglio informandolo di quanto accaduto. Francesco, dopo le parole di condanna dell’attentato di Stoccolma, parla di quello in Egitto. “L’attentato compiuto, purtroppo, oggi, questa mattina, è a Il Cairo in una chiesa copta. Esprimo il mio profondo cordoglio. Prego per i defunti e per i feriti. Sono vicino ai familiari e all’intera comunità. Il Signore converta i cuori delle persone che seminano terrore, violenza e morte e anche il cuore di quelli che fanno e trafficano le armi”. Di terrorismo Francesco aveva parlato anche all’omelia della messa, dicendo che Gesù, che non era né un illuso che sparge illusioni, né un venditore di fumo o un maestro new age, sapeva bene che dopo l’osanna sarebbe arrivata la croce, lui che è il grande paziente del dolore umano, che soffre con gli uomini che soffrono per tanti motivi: drammi familiari, malattie o per un lavoro da schiavi o perché ingannati e violati nella loro dignità. “Soffrono a causa delle guerre e del terrorismo, a causa degli interessi che muovono le armi e le fanno colpire”.