Nessun cenno alle frizioni con l'Ambasciata d'Israele presso la Santa Sede, come si aspettava a qualcuno. Il Pontefice, in piazza San Pietro davanti ai tanti fedeli presenti, ha sottolineato invece la necessità di farsi strumenti di pace, di pensare che nessuna strada è senza ritorno. "La risurrezione di Cristo ci insegna che non c'è storia tanto segnata dalla delusione o dal peccato da non poter essere visitata dalla speranza. Nessuna caduta è definitiva, nessuna notte è eterna, nessuna ferita è destinata a rimanere aperta per sempre". Il dolore umano non è negazione delle promesse di Dio, dice Leone XIV nei saluti nelle varie lingue del mondo, e rinnova ancora una volta l'appello a pregare per la pace. Non aggiunge parole che possano in qualche modo richiamare alle frizioni con l'Ambasciata dopo l'intervista del Cardinal Parolin. Nel secondo anniversario del 07/10, infatti, qualche crepa si è accentuata. L'Ambasciata di Tel Aviv presso la Santa Sede ha duramente criticato le parole del Segretario di Stato, Pietro Parolin. "Rischia di minare gli sforzi per la pace" ha detto. "Si concentra sulla critica a Israele trascurando il continuo rifiuto di Hamas a rilasciare ostaggi o a porre fine alla violenza": sono le parole utilizzate dall'Ambasciata che parla di uso problematico dell'equivalenza morale. La risposta di Prevost chiude, almeno per ora, la questione: la posizione di Parolin è la posizione della Santa Sede. .























