Con una messa colorata e festosa, a cui partecipano decine di migliaia di persone, si conclude il viaggio in Africa di Papa Francesco. Congo e Sud Sudan, due dei Paesi più poveri del mondo, anche se con un sottosuolo ricchissimo, devastati da decenni di guerra civile. Violenza fomentata da interessi di potentati economici stranieri, che si saldano con gli odi tribali. In Sud Sudan, Francesco ha voluto compiere la visita, scelta inedita, insieme al Primate della Chiesa Anglicana e al Moderatore della Chiesa di Scozia, a simboleggiare che le Chiese cristiane, pur divise sul piano teologico, sono fortemente unite nel chiedere alle fazioni in lotta un serio processo di pace. "E qui alla messa, sull'enorme prato del Memoriale John Garang, il Padre della Nazione, Francesco si rivolge ai cristiani, quelli che Gesù definisce il sale della terra, per chiedere di mettere il sale del perdono sulle ferite della guerra." "Nel nome di Gesù, delle sue Beatitudini, deponiamo le armi dell’odio e della vendetta per imbracciare la preghiera e la carità. Superiamo quelle antipatie e avversioni che, nel tempo, sono diventate croniche e rischiano di contrapporre le tribù e le etnie. Impariamo a mettere sulle ferite il sale del perdono, che brucia ma guarisce. E, anche se il cuore sanguina per i torti ricevuti, fratelli e sorelle, rinunciamo una volta, una volta per tutte, a rispondere al male con il male." E di pace, Francesco prima di partire per l'aeroporto e tornare a Roma, parla anche durante l'Angelus. Pace non solo in Africa, ma anche in Ucraina e altrove. "Alla Madonna affidiamo anche la pace nel mondo, in particolare ai numerosi Paesi che si trovano in guerra, come la martoriata Ucraina.".