Una via Crucis mai vista e difficilmente un tempo immaginabile. Una via Crucis in tempo di coronavirus: spoglia, intensa, commovente, in un periodo di dolorosa passione per il mondo la passione di Cristo viene revocata in una piazza San Pietro deserta di persone, ma che si percepisce piena dei tantissimi che qui hanno fissato sguardo e mente da tutto il mondo attraverso i media tradizionali e internet. E la croce di legno che attraversa l'emiciclo realizzato dal Bernini sembra attraversare anche la storia e i dolori di questi giorni, come se fosse di nuovo portata sulla collina del Golgota a 2000 anni di distanza. "Cristo piange insieme a noi come pianse per la morte di Lazzaro, lui ama l'uomo e non i virus" però nelle parole risuonate nella basilica di San Pietro per la liturgia della passione poche ore prima, Nella piazza adesso risuonano storie di sofferenza, di errori anche atroci, di incontri che cambiano il cuore, di speranze dopo il buio. I testi delle 14 stazioni della via Crucis, testimonianze crude, vere, sono scritte da persone legate al carcere Due Palazzi di Padova: detenuti, ergastolani, genitori di una ragazza assassinata, agenti penitenziari, figlia di un ergastolano, volontari, un sacerdote rinchiuso innocente per 8 anni dietro le sbarre. Mai si erano sentiti testi così forti e coinvolgenti in una via Crucis del Papa. Mai la vita del carcere era stata raccontata così, in mondovisione. O Dio, fonte di misericordia e di perdono e ti riveli nelle sofferenze dell'umanità illuminaci con la grazia che sgorga dalle piaghe del crocifisso e donaci di perseverare nella fede durante la notte oscura della prova. A portare la Croce nelle varie stazioni anche due persone in camice, entrambi assistono persone colpite dal coronavirus nell'ospedale Gemelli e nel Columbus Covid Hospital dell'Università Cattolica e Papa Francesco, al termine del rito, a differenza degli anni precedenti, non ha fatto nessun discorso a braccio, non ha voluto aggiungere parole, lasciando che a parlare e a piangere lacrime di sangue che aprono alla speranza della Resurrezione, fosse il Cristo ritenuto miracoloso, portato in piazza e a cui i romani sono devoti perché portato in processione per Roma nel Cinquecento e che venne invocato per far finire la peste.