Angelus in cui il Papa parla della Croce di Cristo, rivelazione di un Dio capovolto, un Messia che deludeva le attese di molti. Non un Re glorioso e potente, ma un uomo povero, che non sapeva dove posare il capo. Eppure, è attraverso la croce che arriverà alla gloriosa resurrezione. “La croce cristiana non è una suppellettile della casa o un ornamento da indossare. La croce cristiana è un richiamo all’amore con cui Gesù si è sacrificato per salvare l’umanità dal male e dal peccato”. E della croce vissuta da trentanove ragazzine bruciate vive in un incendio in una casa di accoglienza in Guatemala, dove forse subivano violenze, e che erano chiuse a chiave in una stanza quattro per quattro, parla il Papa, ai saluti finali: “Una tragedia ìndice di qualcosa di più grande – dice –, un urlo che sale da tutte le ragazze e i ragazzi vittime di maltrattamenti, sfruttamento e guerre”. “Questo è un urlo nascosto, che deve essere ascoltato da tutti noi e che non possiamo continuare a far finta di non vedere e di non ascoltare”. Nel pomeriggio, Francesco lascia il Vaticano per andare in una parrocchia di periferia, nella borgata Ottavia, nella quale vive anche la Sindaca di Roma, Virginia Raggi.