Giochi di guerra a Washington DC. La parata militare, la prima dal '91 sfida la pioggia e fa il pieno di pubblico. Si festeggiano i 250 anni dell'esercito americano, ma è inutile fingere che non sia anche il 79esimo compleanno del Presidente Trump. Celebriamo l'orgoglio nazionale, dicono i trumpiani, rendete omaggio a un aspirante dittatore, replicano dall'opposizione. Il pubblico è quasi interamente formato da fan del presidente. C'è anche chi è finito in prigione per aver partecipato all'assalto al Campidoglio e ora candidamente ci dice cose come: "Gli immigrati non godono di diritti costituzionali." La guerra, quella vera, è distante, ma sembra vicinissima. Trump parla con Putin al telefono e ribadisce che in Medio Oriente si vince trattando. Il capo del Pentagono gli fa eco. Intanto però i negoziati con l'Iran previsti per oggi vengono inevitabilmente cancellati. L'America riposiziona le forze dislocate nel Golfo e più di una fonte sostiene che privatamente Trump sta appoggiando il comportamento di Netanyahu più di quanto non faccia in pubblico. Medea Benjamin è una nota attivista di sinistra, è venuta alla parata sventolando la bandiera palestinese. "Sono qui, ci spiega, per mettere i trumpiani di fronte all'ipocrisia del loro capo che dice di volere la pace, ma non fa nulla per ottenerla." Alcuni, come schegge di una delle quasi duemila proteste organizzate in tutto il paese, ostentano la scritta No Kings, niente re, slogan delle manifestazioni convocate sulla scia di quelle contro i raid anti immigrazione in California. Da est a ovest gli anti Trump si contano cercando di fare da contraltare alla prova di forza di Washington DC. La partecipazione è massiccia e gli episodi di violenza sporadici, tante le bandiere a stelle e strisce. A Los Angeles la polizia carica i manifestanti, come è accaduto già nei giorni scorsi. Una minaccia credibile e rivolta contro gli esponenti democratici del Texas solleva i timori delle forze dell'ordine a Austin. In Minnesota, dopo l'agguato a due parlamentari, la polizia mette in guardia i manifestanti nel fondato timore che il killer possa rivolgere a loro le proprie attenzioni. .